Che l’Arte evochi Arte è risaputo…ma che l’Arte possa nascere dalla Scienza, è una condizione troppo spesso ignorata (spesso volutamente), per rimarcare una differenza incolmabile tra due campi di conoscenza, che sono in verità complementari. Dragonball è solo un esempio di come la scienza possa essere un’opera d’arte

Pensate ad esempio alle capsule di Bulma, che possono trasformarsi in qualsiasi cosa, oppure alle vasche criogeniche per curare danni e ferite; e poi le auto volanti, le navicelle spaziali, robot, mostri cibernetici, androidi e chi più ne ha più ne metta. 

Ora direte: ma sono tutti elementi fantascientifici, che cosa hanno a che fare con la scienza?

Per rispondervi, devo scomodare il Premio Nobel per la Fisica, l’italiano Carlo Rubbia che disse: 

“Non esiste fantascienza senza scienza, come non esiste scienza senza fantascienza”

Sembra uno sciogli lingua, ma il significato è lampante, ovvero che la fantascienza è premonitrice di invenzioni scientifiche e che la scienza ispira opere fantascientifiche. In Dragonball, tra tutte le invenzioni, spicca sicuramente il “sancta sactorum” del genere fantascientifico, ossia la macchina del Tempo. L’idea di veicoli capaci di viaggiare tra gli oceani del tempo risale al 1895, quando il romanziere fantascientifico H. G. Wells decise di dare una forma letteraria alle teorie del suo tempo, scrivendo un romanzo intitolato: la macchina del Tempo. Ok! Forse il titolo non è così fantasioso, ma la trama del libro lo è. L’opera di Wells si ispira ad un saggio scientifico (a rimarcare l’esattezza della frase di Rubbia) di Charles Howard Hinton, in cui si parlava di “quarta dimensione”, congettura ripresa dalle teorie della relatività di Einstein. 

In Dragonball Z, i personaggi che fanno uso di questo marchingegno diabolico sono due: 

  1. Trunks, il misterioso guerriero del futuro, che ha viaggiato “indietro” nel tempo per portare la pace sulla Terra (come vedremo, sarà un’azione purtroppo vana). Personaggio chiaramente ispirato a John Connor, il ragazzo protagonista della storia di Terminator.
  2. Cell, il mostruoso bio-androide, ossessionato dalla spasmodica ricerca di perfezione (qualsiasi cosa significhi). Mr. Perfetto, non potrà mai esserlo perché non capisce un concetto fondamentale: la perfezione non esiste! è una deformazione del pensiero, che nasce per colmare insicurezze e lacune. La vera bellezza sta nelle piccole imperfezioni che ci rendono esemplari unici e irripetibili. Pesate al diamante, nasce da una imperfezione della struttura cristallina (una dislocazione), che la differenzia dalla grafite (con cui facciamo le matite). 

ATTENZIONE SPOLILER! Andate a qualche riga più avanti.  

Giusto per ricordare la trama a tutti quelli che non hanno visto Dragonball Z (mi dispiace per voi), Trunks vive in un futuro distopico in cui gli androidi, creati da Dr. Gero hanno causato morte e distruzione. Goku era morto un anno prima della loro venuta a causa di una malattia cardiaca, mentre tutti gli eroi Z sono stati uccisi dagli androidi, compreso il valoroso Vegeta (padre di Trunks). L’unico ancora a combatterli è Gohan (figlio di Goku) diventato mentore di Trunks, che riesce a trasformarsi in Super Sayan a seguito della sua morte. Bulma (ovevro sua madre) ha più volte raccontato che, se Goku fosse stato vivo, avrebbe sconfitto gli androidi.

Bulma riesce a costruire la macchina del tempo e a trovare la cura per la malattia cardiaca di Goku, così Trunks decide di tornare nel passato per somministrargliela, per cambiare il futuro. Tuttavia, Trunks è vittima dei paradossi dei viaggi nel tempo perché, alternando il decorso della storia, genera una biforcazione della sua linea temporale. Ciò significa che non può cambiare il suo futuro, perché appartiene ad una linea temporale diversa. 

La teoria delle biforcazioni temporali nasce per risolvere il “paradosso del nonno”, ovvero se torno indietro nel tempo e uccido mio nonno, allora come è possibile che io esista? 

A meno che tu non uccida il nonno sbagliato o che tu sia stato adottato, la teoria dice che esiste una singolarità, ovvero un punto oltre il quale la linea temporale si biforca: da un lato procedi sul corso degli eventi e non ti azzarderesti mai di mettere le mani su tuo nonno (se mai è il contrario); l’altra, in cui escogiti questo piano malefico e ci riesci senza svanire, perché la linea temporale in cui viaggi non appartiene al tuo tempo e al tuo universo, ma ad una sua fedelissima copia.

È la teoria del Multiverso che si sposa benissimo ai viaggi del tempo, tanto usato nella cinematografia degli ultimi anni (i fan della Marvel ne sono ormai esperti). Ancora una volta, questo è un riferimento alle teorie speculative degli anni ’70, quando il fisico Hugh Everett ipotizzò l’esistenza di più universi paralleli al nostro…in cui l’idea ordinaria che abbiamo sul tempo svanisce. 

ALTRO SPOILER!

Tenetevi forte perché ora le cose tendono a complicarsi! Con il suo viaggio Trunks ha portato con sé un essere mostruoso, un bio-androide capace di diventare più forte assorbendo l’energia vitale degli esseri viventi, che tutti conosciamo con il nome di Cell. Quest’ultimo non è arrivato con la stessa macchina del tempo del Trunks che conosciamo, ma con un’altra che appartiene ad un time-line differente, in cui uccide un altro Trunks (teoria della bifrocazione). In sintesi, esistono tre time-lines

  1. Trunks vive il suo futuro distopico, torna indietro nel tempo e biforca il continuum spazio-tempo generando la seconda time-line; 
  1. Nella seconda time-line, Trunks verrà ucciso da Cell, che torna indietro nel tempo generando la terza time-line; 
  1. Si ritrovano sia Trunks che Cell e le vicende che conosciamo. Per chi avesse mal di testa, forse questo schemino può aiutarvi: 
schema delle linee del tempo di Dragonball Z

Figura 1: Time-lines di DB 

Ciò spiega perché, nonostante Trunks venga ucciso nella seconda time-line, sia ancora vivo. L’universo della terza time-line è un gemello “clone” delle altre, di conseguenza anche Trunks è una copia fedelissima di sé stesso. 

Ma nel mondo reale, è possibile viaggiare nel tempo? 

La risposta è SI! Non ve lo aspettavate, vero? I preconcetti riguardo all’impossibilità di viaggiare nel tempo derivano dall’esperienza quotidiana e da una visione del mondo legata alla fisica classica. Viaggiare nel passato è un divieto imposto dalle leggi della termodinamica, legata all’aumento entropico che delinea la “freccia del tempo”, ossia l’ordine cronologico con cui le trasformazioni avvengono. Fortunatamente, nei primi del ‘900 la nostra concezione del mondo è stata rivoluzionata dalla fisica dei quanti, che ci ha sconvolti al punto da farci aprire gli occhi. 

Il professor Seth Lloyd, docente di meccanica quantistica al MIT di Boston, sostiene che si viaggi nel tempo quotidianamente…attraverso il GPS. Per la precisione, sono i satelliti che compongono il sistema GPS a farlo continuamente per noi. I loro orologi integrati vanno più veloci di ben 38 millisecondi al giorno rispetto ai loro “colleghi” terrestri. 

Nel settembre 2015, il cosmonauta Gennady Padalka è atterrato sulla Terra, dopo due anni e mezzo trascorsi in orbita viaggiando attorno al pianeta ad alta velocità. La Terra si trovava a 1/44 di secondo di distanza rispetto a dove si aspettava che fosse, ossia per lui il tempo era trascorso più lentamente (anche se in valore trascurabile). Ciò fa di Padalka un crononauta, il primo (ma non ultimo) viaggiatore del tempo nella storia dell’umanità. 

Affascinante è la teoria dei “coni di luce” (o coni degli eventi) elaborata da Minkowski. Partiamo da questo presupposto…non viviamo in un mondo tridimensionale, ma quadrimensionale (almeno). Questo ce lo dice Einstein con le sue teorie, ovvero viviamo in un mondo di tre coordinate spaziali (lunghezza, altezza, larghezza), una temporale e definiamo questa realtà quadrimensionale come “tessuto spazio-tempo”. Se prendete un tessuto, lo reggete alle estremità e ci poggiate una massa sopra, cosa succede? Il tessuto si deforma e la massa si muove. Ottimo! Avete appena superato un esame universitario perché avete capito che lo spazio-tempo dice alla massa come muoversi, e la massa dice allo spazio-tempo come deformarsi. Questa è la chiave di volta, perché la deformazione di questo tessuto permette il viaggio nel tempo. Per Minkowski, questo tessuto è un piano…ovvero una serie infiniti di punti, che rappresentano l‘istante presente, da cui si dipanano due coni: 

  1. Verso l’alto, abbiamo l’insieme degli eventi che dovranno ancora manifestarsi, ovvero il futuro. 
  2. Verso il basso, l’insieme degli eventi che potevano accadere, ma che solo alcuni si sono verificati, ossia il passato.

Una massa enorme può deformare i coni e possiamo viaggiare nel tempo, percorrendo le “curve chiuse di tipo tempo” (le “Closed Timelike Curves” CTC), come una specie di wormhole. La linea temporale sarebbe un cerchio, in cui non è possibile riconoscere l’inizio e la fine, in un flusso eterno in costante divenire. Vi ricorda qualcosa? Esatto, l’eterno ritorno Nietzschiano spiegato da un punto di vista scientifico (per quanto indimostrabile sperimentalmente). 

L’idea di coni di luci ci dice due cose importanti: 

  1. Possiamo vivere infiniti passati, presenti e futuri, che si realizzano in funzione delle nostre personalissime scelte. Ecco che i coni di luce diventano il simbolo del nostro libero arbitrio. 
  1. Siamo esseri “in potenza”, ovvero esseri in trasformazione con infinite potenzialità, prima che la nostra decisione si concretizzi. La dimensione tra l “essere” (passato) e il “non essere” (futuro) che è il “divenire in potenza” (presente), manifesta l’uomo per quello che realmente è …Infinito. Non siamo capaci di apprezzare questa natura a causa dei nostri limiti fisici e mentali, ma come afferma William Blake: se l’uomo aprisse le porte della percezione, scoprirebbe la realtà per quello che realmente è, ossia Infinita!

L’esperienza quotidiana e la nostra logica ci tradiscono, perché consideriamo il tempo come “inizio e fine” di un evento. Tendiamo a considerarlo come una grandezza lineare, discretizzata in infiniti istanti fissi che, messi l’uno di fianco all’altro, danno l’idea di movimento in continua trasformazione. È come se osservassimo una pellicola cinematografica, in cui ogni singola scena è ferma, ma se messe insieme e fatte andare ad una determinata velocità, creano l’illusione scenica del movimento. Un film che non potrebbe esistere senza la memoria, ossia quella cinepresa capace di collezionare le azioni e gli eventi accaduti, dandoci la possibilità di distinguere ciò che è stato (il passato), ciò che è (il presente) e ciò che sarà (il futuro). 

Tuttavia, proprio come affermava Newton: il tempo scorre anche quando nulla cambia! 

È la stessa sensazione che hanno provato i guerrieri Z usando la “Stanza dello Spirito e del Tempo”, all’interno della quale il tempo rallenta rispetto a quello del mondo esterno. Questo perché non c’è un vero tempo “interno ed esterno”, ma un tempo legato alle trasformazioni chimiche, fisiche, biologiche, emotive, psicologiche che compiamo o subiamo tutti i giorni. Gli eventi percepiti dalla coscienza non sono riducibili ad un’astratta successione meccanica, ma ad un flusso di continua evoluzione/involuzione che si manifesta come “slancio vitale”. Con l’espediente del tempo, Toriyama evidenzia un concetto aristotelico e bergsoniano, molto importante: il tempo è legato al cambiamento, assimilata come trasformazione del proprio io. 

Resta solo un dubbio da chiarire: cos’è il Presente?

Albert Einstein affermò: 

«C’è qualcosa di essenziale riguardando l’attimo presente che è fuori dal regno della Scienza. Noi, che crediamo nella fisica, sappiamo che la distinzione tra passato, presente e futuro è solo un’illusione ostinatamente persistente»

Il Presente è un punto di vista privilegiato, alle cui spalle possiamo osservare ciò che è stato, mentre davanti possiamo scegliere ciò che sarà. Ecco che la frammentazione del tempo perde significato, perché Passato e Futuro coesistono per il loro rapporto di reciproca influenza e trovano la loro massima espressione nell’istante cogente. In altre parole, il Presente racchiude in sé Passato e Futuro, diventando un riflesso dell’eternità stessa.

Se abbandoniamo per un istante il razionale e cinico rigore scientifico, amo personalmente interpretare il tempo come un’emozione, che scorre alla frequenza dei battiti del nostro cuore e alla luce delle esperienze vissute o future. Se è vero che nulla resiste all’inesorabile scorrere del tempo, allora spiegatemi perché proviamo ancora amore verso qualcosa o qualcuno che vive solo nei nostri ricordi.

Esistono macchine del tempo che non possono essere costruite con l’intelletto, le stesse che ci suggeriscono che la vita non si esaurisce nei limiti della nostra percezione cognitiva. Un libro, una canzone, una foto, una persona sono le nostre macchine del tempo, perché ci conducono nel remoto passato e nel lontano futuro sulle ali delle emozioni, delle speranze e dei sogni. Per citare le parole di Amelia Brand, interpretata da Anna Hatway in “Interstellar”: 

“L’amore è l’unica cosa che trascenda le dimensioni di spazio e tempo” 

Che sia l’Amore, l’unica e vera macchina del Tempo? 

Mario Russo

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