La storia di una scienziata che, attraverso resilienza, visione e perseveranza, ha sfidato ogni ostacolo per rivoluzionare la medicina e lasciare un segno indelebile nel mondo.
Oggi parliamo di una scienziata che ha rivoluzionato il mondo della scienza e di una storia d’amore; non di quelle che nascono tra due persone, ma di quelle tra una mente appassionata e il mondo della ricerca. Vi invito ad aprire bene occhi e mente, perché questo è il racconto di un’immigrata che, con una scoperta straordinaria, ha salvato decine di milioni di vite e cambiato il destino dell’umanità. Nonostante per anni la sua ricerca sia stata sottovalutata, il suo contributo ha avuto un impatto incalcolabile. Katalin Karikò, premio Nobel per la medicina nel 2023, con la sua ricerca pionieristica sull’mRNA, è stata la chiave per lo sviluppo dei vaccini contro il COVID-19.
Nel suo libro autobiografico, Nonostante tutto, edito da Bollati Boringhieri, Karikò racconta il suo viaggio personale e professionale, offrendo uno sguardo intimo sulla dedizione, la resilienza e l’amore per la scienza che l’hanno portata a una delle scoperte più importanti del XXI secolo.
Parte prima: nata per la scienza
Katalin Karikò nacque in Ungheria nel 1955, in un piccolo villaggio, in una famiglia modesta: era figlia di un macellaio. Cresciuta in una casa con pareti di fango e senza corrente elettrica, fin da bambina manifestò la sua passione per la scienza. Tuttavia, le sue origini umili e la mancanza di risorse non sembravano facilitare il suo percorso.
Durante il regime comunista ungherese, con la pratica numero 17/1957, il padre fu definitivamente ostracizzato dal partito e perse il lavoro. La sua prima introduzione ufficiale alla scienza avvenne durante le scuole elementari, quando si iscrisse a un club di chimica e ricreava gli elementi chimici con la plastilina.
In seconda media iniziò a partecipare a competizioni di chimica, biologia e geografia. Alla fine della terza media, divenne la più brava della contea e fu invitata a partecipare a una gara di biologia a Budapest, dove si classificò terza, guadagnandosi il titolo di terzo miglior studente di biologia a livello nazionale. Fu in quei momenti che capì che la scienza sarebbe stata la sua vita. Venne ammessa all’Università di Szeged, e in cinque anni si sarebbe laureata in biologia.
Parte Seconda: il puzzle della Scienza
Durante gli anni universitari, Katalin ha dimostrato un profondo interesse per la ricerca scientifica, specializzandosi in biologia molecolare. Era una di diciotto studenti di biologia, uniti dal sogno comune di contribuire al grande disegno della conoscenza. Inizia a maturare l’idea che la
“scienza consiste essenzialmente nel contribuire alla conoscenza umana: nel fare scoperte che descrivono il mondo così com’è…la scienza è come un puzzle, con tasselli di forme e dimensioni infinite, messo insieme da molte persone di tutto il mondo. Tu, lavorando su una minuscola porzione di quel puzzle, potresti passare anni a cercare quel determinato pezzo che s’inserisce alla perfezione proprio lì in quel punto. Quando finalmente lo trovi, non ti limiti a completare una sezione del puzzle, ma apri anche nuove strade per la crescita del puzzle.”
Verso la fine del suo percorso universitario Katalin decide di intraprendere il dottorato di ricerca su una strada tutta in salita: voleva lavorare con l’RNA. Pensa di utilizzare l’RNA come strumento terapeutico, anche se all’epoca non era visto come una possibile strategia vincente poichè troppo instabile e difficile da lavorare in laboratorio: “l’RNA da troppi grattacapi, non ci si può lavorare” dicevano.
Parte terza: l’orsacchiotto orso bruno-dorato
Chi lo avrebbe mai detto che un orsacchiotto bruno-dorato con bottoni di vetro come occhi e una bocca di stoffa rossa atteggiata ad un eterno sorriso sarebbe diventato famoso sulle pagine del “New York Times” o del “Washington Post”? Sebbene all’apparenza era solo un orsacchiotto di peluche che la figlia della Karikò si portava ovunque, in realtà teneva nascosi altri segreti. Protetto solo da uno strato di stoffa e pochi centimetri di imbottitura, vi era la determinazione e resilienza che avrebbero definito tutta la sua carriera successiva e quelle 900 sterline inglesi che gli avrebbero permesso l’inizio di un nuovo capitolo negli Stati Uniti.
A Philadelphia nel 1985, la nostra ricercatrice inizia a lavorare alla Temple University sull’RNA. Anni dopo, nel 1989, Karikó si trasferì all’Università della Pennsylvania, dove non riuscì ad ottenere finanziamenti significativi per la sua ricerca portandola ad essere retrocessa da una posizione di ruolo a una meno prestigiosa. Tuttavia, il suo spirito indomabile la spinse a continuare.
Nel libro, Karikò racconta gli anni di frustrazione e isolamento, durante i quali nonostante molti suoi colleghi abbandonavano la ricerca. lei rimaneva determinata, cercando nuove collaborazioni e opportunità per portare avanti il suo lavoro eseguendo esperimenti uno dietro l’altro. La scienza, non è un unico esperimento individuale, ma in essa l’obiettivo ultimo è formulare e verificare ipotesi e per fare questo non bastano i risultati di un singolo esperimento. A volte, quando un esperimento non dava dei risultati Katalin era tipica osservare una frase di Leonardo da vinci che diceva “Gli esperimenti non sbagliano mai, sono le tue previsioni a essere sbagliate”.
Parte quarta: una biologa molecolare e un immunologo
Fu in questo periodo che iniziò una collaborazione decisiva con Drew Weissman, un immunologo, che alla fine portò alla svolta nella ricerca sull’mRNA. Insieme, scoprirono come modificare l’RNA sintetico in modo che potesse essere utilizzato per sviluppare vaccini sicuri ed efficaci.
La collaborazione con Weiss ebbe inizio nei primi anni 2000, all’Università della Pennsylvania, e fu grazie a questa sinergia che riuscirono a risolvere uno dei maggiori problemi che impediva l’uso terapeutico dell’RNA: la sua tendenza a provocare una forte risposta infiammatoria nel corpo. Quando i due iniziarono a lavorare insieme, riuscirono a fare una scoperta fondamentale: la modifica di uno specifico nucleoside nell’mRNA, la pseudouridina, poteva prevenire la risposta immunitaria indesiderata.
Questa modifica rendeva l’mRNA più sicuro e stabile all’interno del corpo, permettendo di utilizzarlo efficacemente per scopi terapeutici. Questa scoperta, pubblicata nel 2005, rappresentò una svolta cruciale.
Con l’avvento del 2020, quando la pandemia di COVID-19 porta il mondo a una crisi sanitaria senza precedenti, le aziende farmaceutiche, tra cui “Pfizer” e “BioNTech”, utilizzano il lavoro di Karikò e Weissman per sviluppare i primi vaccini a base di mRNA.
Parte quinta: innamorata, nonostante tutto
Senza la fiducia e l’impegno di colleghi come Weissman e di altre figure chiave nel mondo della ricerca, il suo lavoro non avrebbe mai potuto ottenere i risultati straordinari che ha raggiunto. La scienza, come Karikò ci ricorda, non è mai il risultato del lavoro di una singola persona, ma un’impresa collettiva che richiede sostegno, scambio di idee e un ambiente aperto e inclusivo. “Nonostante tutto” non è solo la storia di una scienziata e della sua scoperta, ma è anche un manifesto di resilienza, visione e perseveranza. È un promemoria che il successo non è mai garantito. Karikò spiega come la sua vita sia stata segnata da momenti in cui il fallimento sembrava inevitabile, ma sottolinea anche come ogni difficoltà l’abbia spinta a lavorare con ancora più determinazione. Questo messaggio è di grande ispirazione non solo per gli scienziati, ma per chiunque affronti ostacoli apparentemente insormontabili.
Nel suo libro, la stessa Karikò ci mostra quanto sia importante credere nelle proprie idee, anche quando il mondo intorno non sembra comprenderle o sostenerle. Lei stessa ha affermato che l’intuizione l’ha aiutata ad andare avanti e l’ha resa testarda laddove altrimenti avrebbe potuto arrendersi. La scienza, come l’amore, è fatta di pazienza, dedizione e infinita speranza. È un viaggio che richiede coraggio, perché anche quando nessuno crede in te, anche quando il cammino è impervio, l’unico vero fallimento è smettere di cercare risposte. E così, in un laboratorio lontano, Katalin ha trovato la sua tessera del puzzle, quella che avrebbe cambiato il mondo intero.
Lei stessa ci esorta a non fermarci, perché “Il vostro contributo futuro potrebbe essere ancora ipotetico. Trattatelo come se fosse reale, è importante ed è importante anche se non riuscite a intravedere le possibili conseguenze…Una cosa che so per certo è questa: ogni seme dà origine a nuova vita. Questa vita a sua volta produce nuovi semi, che a loro volta danno origine ad altri semi ancora. E così via”.