La pesca sostenibile per preservare i tesori del mare.
Nel 2021, un documentario targato Netflix di 90 min ha posto sotto la luce dei riflettori la condizione del mare, suscitando tante riflessioni e critiche sulle affermazioni fatte.
Al di là delle polemiche, è vero che la situazione dei fondali acquatici desta qualche preoccupazione tanto che la Commissione europea ad inizio del 2023 ha presentato un piano d’azione per proteggere e ripristinare gli ecosistemi marini per una pesca sostenibile e resiliente.
Cos’è la pesca sostenibile?
Per pesca sostenibile intendiamo una serie di scelte per salvaguardare la salute degli oceani e delle specie marine, evitando fenomeni di sfruttamento e danneggiamento degli ecosistemi marini.
In particolare, tra le pratiche di pesca sostenibile troviamo:
- stabilire un limite di cattura basato sulla biologia delle specie e sulla loro velocità di riproduzione, ciò garantisce che non vengano pescati troppi pesci rispetto a quanti se ne possano riprodurre;
- evitare di pescare pesci giovani che non abbiano ancora raggiunto la maturità riproduttiva;
- protezione degli habitat marini critici;
- utilizzo di strumenti e metodi di pesca selettivi;
- monitoraggio costante delle attività di cattura.
Incentivare e incrementare queste pratiche significa tutelare il mare e la preziosa risorsa che sostiene milioni di persone in tutto il mondo.
Sfruttarla ed impoverirla con metodi invasivi e non controllati rappresenta uno svantaggio non solo in termini di impatto sulla stabilità degli ecosistemi, ma anche per la diminuzione della biodisponibilità futura di specie ittiche per la consumazione umana.
Basta pensare ad uno studio pubblicato su Nature dove è stato stimato che 9,4 milioni di chilometri quadrati di fondali vengono percorsi durante un anno da reti a strascico. La pesca a strascico è una modalità di pesca che non solo non permette una selezione del pescato (bycatch o pescato accidentale) ma è un danno per la superficie su cui poggia e viene trascinata.
L’importanza del pesce nella dieta
Che si conoscano le posate giuste o meno per gustare un piatto di pesce, questo alimento ha preso la sua scena già nell’antico Egitto, dove si cominciarono ad affinare le tecniche di pesca.
In altre epoche non è stato propriamente un “cibo per tutti”, in quanto per le famiglie in ambiente rurale lontano dal mare, nella dieta, la scelta proteica ricadeva su proteine provenienti dalle carni o dai legumi e spesso il pesce non era nemmeno contemplato perché il suo acquisto era dispendioso.
Attualmente in Italia, pur annoverando la presenza di questo alimento all’interno della dieta mediterranea, il consumo di pesce è al di sotto della media europea.
Per altri popoli, invece, è talmente tanto presente nel regime alimentare da aver sviluppato una modalità di utilizzo dei suoi nutrienti diversa: è il caso degli eschimesi. Secondo uno studio del 2015 pubblicato su Science, infatti, questo popolo presenta delle variazioni genetiche che interferiscono con le trasformazioni degli acidi grassi omega-3 per contrastare gli alti livelli dovuti all’importante presenza di prodotti ittici nei loro pasti quotidiani. Nella stessa ricerca si è presa in considerazione la composizione delle membrane cellulari, in particolare dei lipidi, che presentano modifiche tali da influenzare la regolazione degli ormoni della crescita giustificando così anche la particolare statura di questi individui.
Ma cosa sono questi omega-3? Perchè sono importanti?
Gli omega- 3 sono degli acidi grassi essenziali che vanno introdotti con la dieta. Questi nutrienti essenziali, sono coinvolti in processi antinfiammatori, coagulatori, di equilibrio dei livelli di colesterolo nel sangue e di abbassamento della pressione arteriosa.
Dai prodotti della pesca troviamo buone concentrazioni di questi acidi grassi, ma anche di altri nutrienti come le vitamine B12 e A e ferro. Queste sono tutte le ragioni per cui non dovremmo farlo mancare sulle nostre tavole! La dieta mediterranea raccomanda di consumarne almeno un paio di porzioni a settimana.
Quali scelte possiamo fare noi a tavola?
Tornando al nostro tema principale, al momento della spesa l’ideale sarebbe preferire prodotti certificati come, ad esempio, Marine Stewardship Council (MSC) oppure Friend with the sea. Certificazioni indicanti che il pesce sia stato pescato in modo sostenibile, evitando di supportare pratiche come la pesca accidentale.
Grazie ad un progetto di MSC, Cucina in Blu, è disponibile una raccolta di ricette sostenibili dal mondo, da cui prendere ispirazione e intraprendere un viaggio nelle tradizioni culinarie di altri Paesi nel pieno rispetto del mare. Conoscere le specie più a rischio di sovrasfruttamento può essere un ulteriore strumento utile nella selezione. Sul web è possibile trovare guide all’acquisto, fonti di preziose informazioni utili, permettendo anche di scegliere specie di pesce che abbiano un ciclo di vita più breve e con una velocità di riproduzione maggiore.
Inoltre, anche in questo caso, sarebbe bene optare per il km0 se si ha la fortuna di vivere in zone vicine al mare, per limitare l’impatto ambientale dovuto al trasporto e alla conservazione dei prodotti.
Se queste sono le scelte durante la spesa, nella dieta giornaliera è sempre bene adottare il principio della varietà. Ruotare le fonti proteiche garantisce non solo al nostro organismo di ricevere in maggiore quantità diversi nutrienti, ma anche di alleggerire la pressione dovuta al consumo di una fonte rispetto ad un’altra che sia di tipo ittico o d’allevamento di carne. Sarebbe bene, quindi, introdurre, oltre a quelle animali, anche proteine vegetali come quelle provenienti da seitan, legumi e alcuni vegetali sempre secondo il fabbisogno giornaliero individuale. Grazie alla banca dati del CREA (Centro Ricerca Agricoltura e Ambiente) possiamo farci un’idea del contenuto di proteine di un determinato alimento, ma è sempre bene confrontarsi con uno specialista per definire le scelte migliori rispetto alle abitudini alimentari più corrette da adottare rispetto alla situazione individuale (perché la dieta dell’amico, del fratello o della star non è detto che per noi funzioni!).
Prima ancora di fare la spesa, sarebbe bene pianificare bene il “menù giornaliero” calcolando le dosi per ridurre lo spreco alimentare, abitudine che è sempre bene adottare sia per evitare di buttar via risorse che per gestire al meglio l’economia personale.
E se volessimo cenare fuori?
Bene, in questo caso possiamo cercare ristoranti che si impegnano ad offrire opzioni di pesce sostenibile e pratiche di pesca rispettose.
Se vuoi aggiungere uno step ulteriore, puoi farti promotore di queste buone pratiche! Puoi condividere con amici e famiglia le tue conoscenze e sensibilizzarli a questa tematica o informarti sulle organizzazioni ambientali promotrici e sugli eventi che si terranno.
Melania Riganti