È stato un matematico, fisico, astronomo, filosofo, alchimista, teologo e Dio solo sa cos’altro. Rispettato da alcuni, invidiato da tanti, ma venerato da tutti i posteri come figura leggendaria del panorama scientifico. Alexander Pope dirà: <<Dio disse Luce, e Newton fu>>.

Oggi abbiamo l’immenso privilegio di avere ospite, qui con noi, lo scienziato per eccellenza. Signori e Signore, vi chiedo un bel applauso per il nostro Sir. ISAAAAAC NEEEWTOOON!
(Applausi)
Buongiorno a tutti. E grazie per avermi invitato!
La ringrazio per essere qui. Lei è tutt’oggi un’icona per tutti quelli che si avvicinano al mondo scientifico. Sappiamo che è nato in un giorno speciale, forse era un segno premonitore della sua leggendaria grandezza. Ce ne vuole parlare?
Se si riferisci al fatto che sia nato il 25 dicembre del 1642, beh…fio mio, interpretarlo come vuoi, ma io la vedo come na’ sfiga teribbile. Innanzitutto, ero nato il 25 dicembre per il calendario giuliano, ossia quello ancora in vigore in Inghilterra. Invece, per il resto del mondo vigeva il calendario gregoriano, per il quale sarei nato il 4 gennaio 1643.
Il sottoscritto, Sir Isaac Newton, aveva cercato, invano, di spiegare che c’era stato un qui pro quo…un terribile malinteso riguardo la mia data di nascita. Ma faglielo capì, a quei quattro scappati de’ casa dei burocrati, che s’erano sbagliati. Così, mio malgrado, sono stato costretto a festeggiare il mio compleanno a Natale. Può immaginare il mio supplizio, ogni anno dovevo rinunciare a feste, regali, a’ paghetta da nonna, la mangiata da Lello Er Zozzone… un po’ lurido, ma molto piacevole, sa’!
Posso immaginare! Lei è nato a Woolsthorpe-by-Colsterworth, nel Lincolnshire, da una famiglia di allevatori?
Sì, esattamente! Abbiamo tutt’oggi una deliziosa casetta in campagna. Papà, che Dio l’abbia in gloria, era un piccolo proprietario terriero. Non ebbi la fortuna di conoscerlo perché morì prematuramente, tre mesi prima della mia nascita. Tre anni dopo la sua morte, mia madre Hannah Ayscoug, si risposò con un chierico. Mamma era una donna sublime, gradevole ma… in fatto di uomini, non ce capiva un c***o. Sto chierico era uno di quei burini, che si asciugano il naso cor gomito. Non me piaceva, manco pe’ niente! Sto buzzicone. Na volta, minacciai di bruciargli casa. Così, non potendo sopportare la mia cattiva condotta, andai a vivere dai nonni, dove potei dedicarmi allo studio.
Quando ebbi la maggior età, venni richiamato a casa, dove avrei fatto il contadino. Io…un uomo tutto di un pezzo, nato con la camicia, destinato ad essere un povero disgraziato! Un morto de fame, che spala a m***a e’ mucche? Te’ immagini? Ero fuori luogo.
Il caso volle, che un maestro, uomo risoluto e saggio, si accorse del mio genio precoce e cominciai a frequentare il “Trinity College of Cambridge”. Qui entrai come sizar…
Ah Cesar, ovvero Cesare. Riconobbero la sua maestria?
No, sizar. ‘Ca “S”…ero o’ sguattero.
Non potendomi pagare la retta universitaria, dovevo fare da tutor agli studenti, assistere i professori e pulire i bagni dell’università. Per anni, il mio unico pensiero fu: <<ma annatevene a morì ammazzati! Voi e chi ve da corda>>
Però, devo ammettere che pulivo le latrine con una certa maestria, ti ci potevi specchiare! Mi laureai nel 1669 e continuai la mia carriera a Cambridge, per altri 27 anni. Studiai di tutto: fisica, matematica, filosofia, cosmologia, teologia e divenni professore di Ottica.
Questo è molto interessante perché Lei viene considerato il padre della meccanica classica, ma non tutti ricordano che è stato anche il padre dell’Ottica. Ce ne può parlare?
Assolutamente! L’ottica è lo studio della luce e dei suoi fenomeni. La luce – detta luce bianca o visibile – non è quella che paghi a fine mese sulla bolletta (quella è la corrente elettrica), ma è una radiazione elettromagnetica, ovvero energia che si comporta come onda – immaginati proprio er mare – e da corpuscolo – ovvero è costituita da tante piccole masse, dette fotoni. Questa energia stimola il nervo oculare, e ti permette di vedere il mondo.
Ma se si chiama luce bianca, come mai vediamo il mondo a colori?
Bravo! È una bella domanda, che mi posi quando studiavo l’ottica. Ero lì, chiuso in casa per scampare alla Peste, quando…
Aspetti, Lei ha studiato i fenomeni ottici, quando stava in quarantena?
Certamente, non è che ci fosse niente di meglio da fare! Non avevamo i teleschermi o altre diavolerie per ammazzare il tempo. Personalmente, mi dedicai allo studio e alla creazione di tante nuove leggi e teorie. Se solo ripenso a quel periodo, che ansia terribile. Spero non abbiate avuto la sfiga di vivere una situazione terrificante come una epidemia.
In realtà, c’è stata una gigantesca Pandemia, che ci ha costretti all’isolamento per un bel po’!
Ah, è una notizia orribile. Mi dispiace tanto, sa! D’altro canto, anche i momenti bui sono portatori di luce. Mi chiusi in una stanza buia e, da una piccola feritoia, feci filtrare un flebile raggio di luce che colpiva un prisma – ossia una piccola piramide di vetro.
Il risultato? La luce si scomponeva nei vari colori. Il motivo per cui accade sta manfrina è che, quando la luce incontra il prisma di vetro, viene rifratta…cioè passa da un mezzo come l’aria, che ha una sua densità, ad uno come il vetro, che ne possiede un’altra. Quindi, varia la velocità e direzione della luce, che si scompone nelle sue parti costituenti.

L’esperimento spiega perché esistono i colori, ma non perché li vediamo! Riusciamo a vedere i colori perché quando la luce colpisce un oggetto, una parte dell’energia viene assorbita e un’altra riflessa. Il colore è il risultato della riflessione della luce bianca, che perde parte della sua energia nello scontro con l’oggetto, e riflette la lunghezza d’onda specifica al nostro occhio. L’informazione di frequenza, lunghezza e ampiezza dell’onda viene elaborata dal cervello e la traduce in colore.
Figura 1: Newton’s Optics_https://sciencephotogallery.com/featured/newtons-optics-science-photo-library.html
Wow, con il suo esperimento ha descritto la copertina dell’album “The dark side of the Moon” dei Pink Floyd.
Non conosco questi bambacioni di cui mi parla, ma già mi stanno simpatici.
Le basti sapere che hanno fatto la storia della musica. Comunque, tra le varie cose, Lei è particolarmente famoso per un aneddoto.
So cosa sta per dire. Un bel giorno, all’improvviso, mi cade ‘na mela su a capoccia. E così, magicamente, scopro la gravità, giusto? Ah, fio’ mio, mi piacerebbe fosse stato così e mi dispiace rovinare la magia, ma questo aneddoto è falso. Una burla, ‘na fregnaccia messa in giro da qualche pischello per sminuire il mio duro lavoro. Innanzitutto, una legge non si scopre, ma è il risultato di un duro e lungo lavoro scientifico, fatto di osservazione, calcoli, prove, formulazione…e osservazione, prove, formulazioni …e calcoli, prove, osservazione…e tira qua e tira di là, di sotto e di sopra, prima o poi a qualcosa arrivi, no?
Quindi, l’intuizione non cade dagli alberi, a differenza delle mele. La gravità, è stato lo step fondamentale per la formulazione di una legge incredibile: la legge della gravitazione universale.
E come dimenticarla. Mi corregga se sbaglio a pronunciare: dato due corpi di massa m ed m’, la forza gravitazionale è direttamente proporzionale al prodotto delle masse, e inversamente proporzionale al quadrato delle loro distanze. In simboli: F=Gmm’/r2, dove G è la costante di Newton. Dico bene?
Sì, tesoro. Ma pure te, parla come magni! Sennò gli altri non ti capiscono.
Se te, avvisti ‘na pischella da lontano, la vedi e ti piace, che fai? Ti avvicini, chiaro no? Se non sei cecato, più ti avvicini e più questa persona ti attrae. Quando vi allontanate, questa forza attrattiva tende a scemare. Quindi cercate di mantenere viva la forza ri-avvicinandovi: vi cercate, vi chiamate. Ma più passa il tempo, più i discorsi diventano frivoli, superficiali e fugaci, finché tra voi non si crea il gelo.
Ovviamente, è una semplificazione catastrofica, ma è usata per esprimere un concetto: per due corpi – dotati di massa – maggiore è la loro vicinanza, maggiore sarà la forza attrattiva tra i due. Più questi si allontanano, meno risentiranno di questa attrazione. Ciò accade nella meccanica celeste, nel moto delle particelle subatomiche e nei rapporti umani. In ogni caso, bisogna rispettare una certa distanza di equilibrio. Altrimenti, i rapporti si deteriorano, gli atomi si trasformano in bombe e i pianeti collidono.

Dopo aver formulato sto’ capolavoro di Legge, indovina chi ha la faccia tosta di contattarmi? To’ dico io…quella vipera di Robert Hooke. Quel grandissimo s…cienziato, come sostengono in molti, ma non il sottoscritto. Sto mascalzone, dopo aver criticato le mie opere sull’ottica, ha richiesto il mio aiuto per la risoluzione di alcuni problemi di dinamica celeste, che non riusciva a risolvere. Solo che non ha avuto manco er coraggio di dirmelo in faccia. No! Ha mandato Edmund Halley (estimato scienziato) come messaggero.
Figura 2: Law of Universal Gravitation
E sai come gli rispondo? Ma vattelo a piglia ‘nder secchio. Non sarò stato “delicatissimo” ma quanno ce vò, ce vò. Così, iniziammo a dissarci con lettere minatorie, roba che Tony Effe e Fedez scansatevi proprio. E la guerra epistolare continuava anche nei nostri lavori.
Oltre al rapporto con Hooke, conosciamo un’altra sua controversia. Quella avuta con un altro grande genio: Sir Gottfried Wilhelm von Leibniz?
Un ladro, uno fetentissimo ladro. Quella fastidiosa aria da arrogante saccente e i boccoli cotonati…ma statte a casa, no? A befana è er sei gennaio. Sosteneva di essere il padre del calcolo infinitesimale. Ce le siamo dette di tutti i colori. Sono volate offese, denunce, querele, tutto per capire chi dei due fosse arrivato prima all’intuizione. Io ero sostenuto dalla Royal Society, presso la quale ero ormai presidente, e che aveva un enorme potere sul territorio inglese. Invece, Leibniz era sostenuto da enti tedeschi, essendo originario della Germania.
Insomma, io ero sostenuto da bevitori di tè, e lui da mangia crauti, e la nostra disputa si trasformò in una guerra intellettuale tra nazioni. Dalla guerra, non ci furono né vincitori, né vinci. Finimmo in pareggio! Ad entrambi venne riconosciuto la paternità dell’opera. Na cafonata! E pensare che tutta sta roba – il calcolo infinitesimale, l’ottica, la gravità – l’ho fatta che avevo 23-25 anni. Tutto il resto della mia vita l’ho dedicato a quelle che erano le mie vere passioni: lo studio della Bibbia e l’Alchimia.
Vero, Lei viene ricordato come “l’ultimo alchimista”!
Assolutamente! E ne vado fiero. L’alchimia era una disciplina prestigiosa, perché comprendeva: fisica, metafisica, scienza dei materiali, storia dell’arte, cosmologia, filosofia…non come quella buffonata di oggi, secondo cui l’alchimista è un mago uscito dalla saga di Harry Potter. Ma fate i bravi, su. I miei studi alchemici vertevano sulla trasmutazione dei metalli vili in oro. Insomma, ero alla ricerca della pietra filosofale!
Ero convinto che i nostri avi, avessero disposto tutta la loro conoscenza nei testi antichi, e che noi non riuscivamo a interpretarli correttamente. Studiai la Bibbia affondo, cercando di estrapolare i misteri e i messaggi nascosti dietro ogni parola. Ero ossessionato dai rapporti geometrici del Tempio di Salomone. Se avessi compreso le relazioni matematiche dietro costruzioni del passato, avrei scoperto segreti inimmaginabili, che i nostri avi avevano nascosto sotto gli occhi di tutti.
Quindi Lei, a differenza di molti scienziati, crede nella religione e in Dio?
Beh, sono due cose molto diverse. La religione è l’insieme di conoscenze, regole e tradizioni istituite dall’uomo, inizialmente per stabilire un ordine, e successivamente per assoggettare altre persone.
Invece, il concetto di Dio è qualcosa di completamente diverso. Noi scienziati possiamo dare una spiegazione a molte cose, ma non possiamo rispondere a tutti i perché. Ad esempio, posso dirti perché dei corpi in moto descrivano certe traiettorie, ma non posso dirti cosa li spinga a muoversi. Personalmente, credo esista una entità superiore, un divino architetto o un onnipotente orologiaio, che ha disposto perfettamente ogni elemento della sua creazione. E questo immenso orologio, che è l’Universo, si muove con un tale equilibrio ed armonia, da lasciarci stupefatti e incapaci di comprenderne tutti i misteri. E fate molta attenzione, perché l’analogia del Dio-orologiaio è reversibile. Sostengo, infatti, che ci sia un Dio in ognuno di noi! Ovvero una forza vitale, che ci anima e ci spinge ad andare avanti, in questo caotico groviglio di eventi che è la vita. La vera sfida sta nel riportare alla luce questo Dio, nascosto da qualche parte nei meandri della nostra anima, e scoprire quale orologio ha in servo per noi.
E, con queste parole, la ringrazio di essere stato nostro ospite! Per tutti gli altri, ci vediamo alla prossima pazza intervista. Non mancate!
Fonti:
- Isaac Newton_Enciclopedia Treccani 2006_ https://www.treccani.it/enciclopedia/isaac-newton_(Enciclopedia-dei-ragazzi)/
- Sir Isaac Newton_ Nov 13, 2015_ https://micro.magnet.fsu.edu/optics/timeline/people/newton.html
- Isaac Newton raccontato da Pier Giorgio Oddifreddi_2009_youtube
https://www.youtube.com/channel/UCPtiOTTV44A0gej9nsWue7w
- “Sulle spalle dei giganti: e venne un uomo chiamato Newton”_Edizioni Hoepli_2014