Algoritmi e alimentazione: l’IA può sostituire il nutrizionista?

Diete smart, menù digitali e app intelligenti: l’IA può davvero prendersi cura della nostra alimentazione??

Negli ultimi anni, l’intelligenza artificiale (IA) è entrata a pieno titolo anche nel mondo della nutrizione.
Oggi esistono app, chatbot e strumenti capaci di proporre menù personalizzati, contare calorie, stimare fabbisogni, creare ricette “su misura” o persino contare le calorie del piatto grazie ad una foto.
Ma possiamo davvero affidarci ad un algoritmo per la nostra salute?
Tutto ciò appare come un progresso rivoluzionario, tuttavia, può trasformarsi in un serio pericolo quando la tecnologia viene utilizzata senza il controllo di un esperto.

Una giovane donna cucina assistita da un’interfaccia digitale, un esempio di come la tecnologia guidi la preparazione dei piatti attraverso un sistema di ricette e dati nutrizionali in realtà aumentata.

Le più recenti ricerche scientifiche suggeriscono che, se da un lato l’AI rappresenta un supporto promettente, dall’altro porta con sé rischi reali di errore, disuguaglianza e perdita della componente umana che è alla base della relazione terapeutica tra nutrizionista e paziente.

Cosa dice la ricerca scientifica

Diversi strumenti basati su AI promettono di semplificare la gestione alimentare: alcuni analizzano le foto dei pasti, altri combinano dati biometrici e preferenze personali per suggerire piani nutrizionali automatizzati.

Una revisione sistematica pubblicata nel 2025 su Frontiers in Nutrition ha analizzato 13 studi che confrontavano metodi di valutazione dell’assunzione dietetica basati su AI (AI-DIA) con quelli tradizionali.
I risultati mostrano correlazioni superiori a 0,7 per calorie e macronutrienti, segno che gli algoritmi possono stimare con una certa precisione i valori nutrizionali. Tuttavia, si sottolineano un rischio moderato di bias nel 61,5% degli studi e la necessità di campioni più ampi e diversificati.

Allo stesso modo, un altro studio pubblicato su Nutrients nel 2025 mette in evidenza come l’AI stia “rimodellando la scienza della nutrizione” attraverso il machine learning, il riconoscimento visivo e i dispositivi indossabili.
Enormi potenzialità nell’elaborazione di piani nutrizionali personalizzati, ma con il rischio che dati errati o incompleti possano generare raccomandazioni inadeguate, soprattutto in presenza di patologie o disturbi complessi.

Quando l’algoritmo sbaglia: le diete “AI-made” nel mondo reale

Un episodio recente avvenuto negli Stati Uniti ha contribuito drammaticamente alla messa in luce dei rischi di affidarsi ciecamente all’intelligenza artificiale per la salute.

Un uomo di circa 60 anni, preoccupato per gli effetti del sale (cloruro di sodio), chiede ad un noto chatbot come “rimuovere il cloro dalla dieta”. Quest’ultimo suggerisce il bromuro come sostituto del cloro. Dopo poche settimane comincia a sviluppare disturbi neurologici, psicosi e allucinazioni, fino al ricovero in ospedale dove viene diagnosticato un raro caso di intossicazione da bromuro (“bromismo”), potenzialmente letale.
Secondo quanto riportato anche da Ars Technica, esperimenti successivi mostrarono che il chatbot effettivamente indicava il bromuro come sostituto possibile, senza alcun avvertimento sanitario o contestualizzazione clinica.

Da altre ricerche è emerso anche come le conversazioni con le AI possano addirittura riportare suggerimenti incentivanti i disturbi del comportamento alimentare e altri esperimenti condotti con app di riconoscimento alimentare hanno mostrato errori di stima fino al 40% per porzioni non standardizzate o piatti etnici.

Senza il controllo umano, anche un piccolo errore nei dati può generare un piano dietetico squilibrato, con conseguenze significative sulla salute metabolica o cardiovascolare

Analisi degli alimenti tramite smartphone: la tecnologia AI riconosce cibo e ingredienti per fornire informazioni nutrizionali in tempo reale.
L’importanza del nutrizionista: oltre la dieta, la persona

Un algoritmo può analizzare migliaia di dati, ma non può comprendere il vissuto, la storia alimentare e il contesto emotivo di una persona.
Il nutrizionista, al contrario, integra scienza, empatia e ascolto: valuta non solo i nutrienti ma anche i comportamenti, le abitudini, le paure e i desideri che plasmano il rapporto con il cibo.

L’IA può aiutare… ma non può sostituire il valore umano del nutrizionista, che unisce scienza, ascolto e attenzione al paziente.

Nelle patologie croniche, come la sindrome metabolica, i disturbi del comportamento alimentare o la PCOS (sindrome dell’ovaio policistico), l’approccio nutrizionale richiede un intervento umano multidimensionale e trasversale, capace di adattarsi ai bisogni del paziente in tempo reale.
L’IA si rivela un ottimo strumento di supporto ma solo se guidata da un professionista che sa interpretare, correggere e contestualizzare i dati.

 La componente umana resta centrale perché è in grado di:

  • Interpretare il contesto clinico: solo un professionista può valutare condizioni mediche, farmaci, allergie o stati patologici che modificano radicalmente le necessità nutrizionali.
  •  Personalizzare: l’IA può proporre un menù “adatto”, ma il nutrizionista costruisce una relazione: ascolta, motiva, educa e adatta il piano ai ritmi e alle emozioni della persona.
  • agire in sicurezza e prevenzione: un nutrizionista è il filtro che intercetta consigli pericolosi (come nel caso del bromuro), corregge errori e guida l’uso consapevole della tecnologia.
  • educare alla consapevolezza: il professionista aiuta il paziente a interpretare le informazioni online e a sviluppare pensiero critico verso gli strumenti digitali.
Umano + IA: la vera rivoluzione

Il futuro della nutrizione non sarà “IA contro nutrizionista”, anzi può essere una preziosa alleata nel lavoro dei professionisti della nutrizione, migliorando la raccolta dati e la personalizzazione dei piani.
Tuttavia, i casi e le evidenze scientifiche dimostrano che affidarsi esclusivamente all’intelligenza artificiale può avere conseguenze gravi.

La sinergia tra l’esperienza del nutrizionista e il supporto dell’intelligenza artificiale apre nuove prospettive per una salute sempre più personalizzata: scienza e tecnologia al servizio del benessere di ogni individuo

Una buona dieta non nasce da un algoritmo ma da un incontro tra scienza e umanità.

Melania Riganti

Fonti:

  • Investigation and Assessment of AI’s Role in Nutrition-An Updated Narrative Review of the Evidence.
    Kassem H. et al., Nutrients, 2025 — PMID 39796624
  • Validity and accuracy of artificial intelligence-based dietary intake assessment methods: a systematic review
    Cofre C. et al., Frontiers in Nutrition, 2025 — PMC12229984
  • “Man sought diet advice from ChatGPT and ended up with bromide intoxication.” Live Science, 2025.
  • “After using ChatGPT, man swaps salt for sodium bromide and suffers psychosis.” Ars Technica, 2025.
  • “AI chatbot creates ‘poisonous recipes’ in supermarket app glitch”. The Guardian, 2023.

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Biologa per scelta, artista per natura, volontaria per amore. Racconto la scienza con parole semplici, perché sia di tutti e per tutti. Amo esplorare la connessione tra scienza, emozione e impatto sociale, tra una prova e uno spettacolo. Mi sono laureata in biologia con curriculum in risorse alimentari e nutrizione e master in prevenzione e trattamento dei disturbi del comportamento alimentare. Attualmente interessata anche al mondo della ricerca clinica.

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