Il termine “Fotografia” deriva dal greco e significa: “scrivere con la luce”; questo permette di capire come un semplice scatto possa racchiudere una storia, un ecosistema e di quale impegno serva per rendere questo possibile. È il caso di Mario Agostino (qui trovate il suo profilo IG: marioagos_photo) fotografo per passione, che ci guida nei suoi scatti alla scoperta delle meraviglie sommerse, invitandoci ad immergerci con lo sguardo nei fondali marini.
Il mare tra Jurassic Park e le montagne
Ciao Mario, tu sei il secondo fotografo subacqueo di questa nostra rubrica di interviste “Click & Talk”. In quella precedente, fatta a Marco Spoto, abbiamo affrontato in particolar modo il nesso tra fotografia e ricerca/divulgazione. Con te, oggi, andremo a vedere qualcosa di un po’ diverso. Ma, prima di iniziare, vorrei chiederti come sei diventato fotografo subacqueo e perché? Da dove nasce questa passione?
In realtà, la fotografia come passione è nata dopo quella per gli animali, che mi porto dietro sin da piccolo. Secondo me, ha tutto avuto inizio da Jurassic Park! Da lì ho sempre avuto interesse verso il mondo animale, rimanendo sempre affascinato per lo più da animali che solitamente alle persone non piacciono, come insetti, serpenti, rettili in generale. Successivamente, per puro caso, mi è capitata l’occasione di provare un corso subacqueo. Con il corso sono passato dall’andare sempre in montagna a ritrovarmi in un mondo che mi piaceva di più, il mare. Questo corso mi ha completamente cambiato la vita. Il mare è diventato la mia passione più grande. Ho perfino cambiato le scelte a livello universitario, decidendo di diventare biologo marino. In seguito, quando ho fatto il mio primo viaggio in Indonesia, mi sono davvero appassionato al mondo subacqueo e ho sentito la necessità di mostrare a tutti ciò che si prova quando si è sotto l’acqua. Ho iniziato comprando un’ action cam, una Gopro7.

Però diciamo che, per quanto le action cam siano utili e maneggevoli, di sicuro hanno dei limiti.
Per la mia esperienza personale, non sono proprio il massimo, soprattutto, rimaneva un problema fondamentale: il risultato non era abbastanza soddisfacente per me. Le GoPro ti regalano una fotografia non proprio ottimale, soprattutto se vai alla ricerca di animali piccoli; perfette per i video, ma per il resto non ero soddisfatto. Quindi ho deciso di avvicinarmi alla fotografia vera, di comprare una macchina fotografica buona con un budget abbordabile per me. Ho chiesto a degli esperti, soprattutto grazie a gruppi Facebook. In questi gruppi sono stato molto scoraggiato, tranne per una persona che mi ha scritto in privato e mi ha parlato di macchine fotografiche compatte con le quali si possono ottenere comunque buoni risultati a prezzi relativamente bassi. Mi ha anche consigliato di comprare, all’inizio, attrezzatura usata. Così ho comprato una Canon G7X Mark II , che ancora utilizzo. Il percorso da fotografo l’ho iniziato da autodidatta, vedendo video tutorial su YouTube o anche chiedendo a fotografi professionisti con cui facevo le immersioni o ancora chiedendo a questo signore che mi ha aiutato sin dall’inizio. Io oggi non mi reputo un fotografo esperto, ma questo hobby lo continuo a coltivare perché mi regala continuamente grandi soddisfazioni, sia a livello personale ma anche per lo stupore che noto in chi guarda le mie foto. Ciò che mi piace fotografare, anche sott’acqua, sono quegli animali che la gente ama o teme, anche per offrirgli uno sguardo da un punto di vista differente: il mio. Vorrei che le persone potessero vedere questi animali con gli occhi con cui li guardo io.
Gli animali che non piacciono

Riguardo questo tipo di fotografia, non è sicuramente facile. Come dici tu, guardando il tuo profilo Instagram, risaltano all’occhio fotografie di animali piccoli ma anche molto colorati e probabilmente anche difficili da rappresentare al meglio. Quindi, mi chiedevo qual è la sfida maggiore per soggetti di questo tipo?
Partiamo dal presupposto che la fotografia subacquea è molto difficile. Sulla terraferma sei avvantaggiato dalla presenza magari di un cavalletto che ti permette di stare immobile. Lì sotto no. Ci sono le correnti, è importante mantenere un assetto neutro ed è questo per me il fulcro. L’assetto! E poi ovviamente c’è anche il problema della vista. Bisogna essere capaci di vedere questi animali. Prendiamo come esempio proprio i nudibranchi…se non me li segnalano gli altri, io non li vedo mai! Quindi questa è un’altra difficoltà. Altra variante è il fatto che la macchina fotografica sia racchiusa nello scafandro e questo ti crea un po’ maggiore difficoltà nel riuscire a cambiare le impostazioni velocemente essendo che non hai tutti i comandi che riusciresti ad avere normalmente. Per quanto riguarda i colori, bisogna essere consci che lì sotto i colori cambiano. Non tutti i colori arrivano sott’acqua. Ad esempio, il rosso non supera i 10 m di profondità. Quindi, per fare una bella foto devi per forza avere dei flash o dei fari, altrimenti vengono scure, blu o verdi. Però così si perdono i veri colori dell’animale. Ovviamente anche tutta l’attrezzatura crea le sue problematiche. C’è il corpo macchina, poi lo scafandro, poi le luci i flash e altra roba che va’ ad incidere sul tuo assetto e quindi ogni volta devi stare attento al bilanciamento.
Immagino! Anche perché, come dicevi prima, ci sono tutte le correnti che fanno il loro gioco. Quindi, insomma, la difficoltà proprio sul mantenere il giusto assetto aumenta. Prima stavi parlando della Canon, voglio proprio chiederti ora che tipo di attrezzatura utilizzi. Se ci sono anche specifici obiettivi che preferisci rispetto ad altri.
La mia macchina fotografica è una compatta, quindi obiettivi non ne uso. Ho due fari che mi aiutano a fare luce. Il flash è migliore, ma costa molto di più. Sopravvivo con quelle cose che hanno prezzi “umani”.
L’altro lato della fotografia
Ma fotografare in ambienti di biodiversità importanti, che tipo di impatto può creare? Quali accortezze bisogna sempre considerare e cosa si deve evitare?
Di base, anche per chi non fotografa, sott’acqua non si tocca nulla! Sempre meglio evitare, così da non creare stress o disturbo ma anche perché molti animali sono urticanti. Ma, nel caso delle fotografie di piccoli animali, può capitare che bisogna appoggiarsi su una roccia o comunque su un substrato che ti aiuti. Molto spesso ho visto che questo può danneggiare alghe, coralli, anche con le pinne perché magari sei incentrato sulla fotografia e non si pensa a ciò che i tuoi piedi stanno facendo. Mi è capitato tantissime volte di vederlo. Questo ovviamente ha un impatto ecologico importante su cui stanno facendo anche degli studi.
Abbiamo visto che comunque tu sei stato in zone tropicali, quindi dove può esserci un turismo piuttosto elevato e, di conseguenza, anche una forte presenza di fotografi subacquei. Ma non tutti magari attuano le accortezze necessarie. Di conseguenza, essendo tu sia fotografo che biologo, pensi che pubblicare fotografie che rappresentino questi luoghi possa incrementare un turismo sbagliato?
Allora, questa è una bella domanda. Personalmente, mi capita di condividere contenuti che possano promuovere azioni di conservazione. Pubblico foto per far avvicinare le persone al mondo animale e sensibilizzarle. Vorrei che tutti riuscissero a vedere l’importanza che quell’animale ha sull’ecosistema. Quindi il mio obiettivo non è creare l’opposto, ovviamente. Poi sta alle persone. Ad esempio, la fotografia che mi porto nel cuore è una che ho scattato nelle Filippine di due squali volpe. Quando la vedo, mi dà proprio gioia e spero di trasmettere questo: la bellezza e la felicità.

Sempre in merito a questo, pensi che bisognerebbe dare maggiori indicazioni per un turismo fotografico più sostenibile? Nei diving center, ad esempio, raramente viene fatta educazione di questo tipo ai turisti o, qualora avvenisse, raramente viene fatta da personale esperto, come potresti essere tu. Pensi quindi che andrebbe fatto un lavoro di questo tipo? Ovvero prima di educazione del personale di un diving e poi un’ efficace sensibilizzazione di chi usufruisce del servizio?
Nei posti in cui sono stato c’è un fortissimo overtourism. Mi è capitato anche un’esperienza in snorkeling in cui ti portavano a vedere gli squali balene e lì c’erano tantissime barche, con tantissimi turisti. Appena arrivava lo squalo balena, tutti si gettavano in acqua e tu, in prima persona, ti ritrovavi in mezzo a un centinaio di persone che sbattevano le une contro le altre. L’animale a questo punto si spaventa, anche perché c’era chi lo toccava.
C’è tanto turismo e c’è tanta ignoranza non spiegando come ci si comparta in determinate situazioni a contatto con la natura. Non contando anche gli oggetti che finiscono sul fondale. La gente o li perde per distrazione o per altri motivi e questi non vengono raccolti. Questo tipo di turismo, sbagliato, porta un fortissimo impatto in luoghi che sono bellissimi e sono la casa di tantissimi altri animali. Quindi sì, senza dubbio c’è tanto da insegnare a tutti. Bisogna creare consapevolezza perché questa è la chiave che può portare ad un cambiamento. Ciò nonostante, anche quando si crea consapevolezza, avere troppe persone in un luogo ha a prescindere il suo impatto.
Mario tra bombole e foto
Qui andiamo un po’ sul personale: quando scatti una foto, per cosa lo fai? Per un interesse scientifico, essendo tu un biologo marino? È a scopo divulgativo, ovvero per far conoscere alle persone il mondo sottomarino?
Io faccio fotografia soprattutto per un piacere personale. Quando vedo un animale, nel suo habitat, magari in un comportamento particolare e io scatto la foto di quell’attimo, a me crea proprio un piacere personale. Poi sì, la pubblico per mostrare e divulgare a modo mio. Ma stare in acqua, vivere quell’attimo e creare un buono scatto è ciò che mi crea soddisfazione. È il mio hobby, la mia passione.
Secondo te, in base alla tua esperienza, all’interno della fotografia naturalistica la categoria subacquea la definiresti di nicchia o c’è tanta competizione? E, in merito a ciò che abbiamo detto prima, viene usata principalmente per quale scopo: sensibilizzazione su determinati argomenti o per scopi visivi?
Secondo me sta diventando sempre più competitiva. Ci sono sempre più persone che si avvicinano alla fotografia subacquea. Poi magari per motivi economici non tutti continuano o comunque approfondiscono. Nei posti in cui sono stato mi è capitato di vedere tantissimi fotografi subacquei. Anche i miei colleghi universitari, in tanti hanno la macchina fotografica. Quindi pian piano sta prendendo sempre più piede. Il perché, immagino dipenda dalla persona. Nel 90% dei casi penso e spero che ci sia anche uno scopo divulgativo, perché comunque sono persone che hanno molto a cuore l’ambiente marino. Poi ovviamente c’è anche la sfera personale, essendo appunto un hobby.
In Italia, quanta importanza diamo alla fotografia subacquea? Ci sono riconoscimenti importanti?
Ci sono sicuramente diversi riconoscimenti. Anche io ho partecipato a dei concorsi e mi è capitato di andare a delle mostre subacquee. Penso che sia più qualcosa che sta evolvendo nel tempo e che negli ultimi anni anche in Italia ci stiamo avvicinando di più a questa branca della fotografia. Ci sono dei passi ancora da fare, ma siamo a buon punto.
Prima hai parlato della fotografia agli squali volpe come la foto che ti porti nel cuore. Ma ci sono delle foto di cui pensi che era meglio non fare?
Ah sì, certo. Tantissime. Quando fai una immersione con macchina fotografica, faccio almeno 100/150 foto. Poi le vado a vedere e di tutte queste me ne piacciono…boh, se tutto va bene una decina. Quindi, se ci pensi, la quasi totalità io le scarto. Sono quegli scatti che invece di darmi gioia, mi fanno storcere solo il naso.
Però fare tutte queste fotografie non ti fa perdere invece la bellezza dell’immersione in sé?
Sì, ci sono delle volte in cui non mi porto la macchina fotografica. Perché, quando ho lo scopo di scattare, sono concentrato su quello e non me la godo davvero l’immersione. Concentrarsi sulla macchina fotografica, toglie la concentrazione sul resto. Quindi ad esempio vado in un luogo e devi fare 10 immersioni? Tre volte me la porta e una no. Alle volte è importante ricordarsi anche la bellezza dell’immersione stessa. Io mi rilasso lì sotto. Portarsi sempre dietro la macchina fotografica fa perdere questo valore aggiunto.

Tu ami molto viaggiare. Abbiamo visto che sei stato alle Maldive, nelle Pom Pom Islands e altri luoghi. Ti aspetta un altro viaggio alla scoperta di un mondo sub? Dobbiamo aspettarci tante altre nuove foto?
Sì, ho un viaggio in programma in cui mi porterò la macchina fotografica. Conto di fare tanti bei scatti. Andrò nel Mar Rosso, a Marsa Alam dove c’è una delle barriere coralline ancora integre e non sbiancate. Per esempio, alle Maldive quasi tutte le barriere coralline erano ormai soggette dello sbiancamento e quindi distrutte. Qui, invece, i coralli sono intatti. Poi è un luogo in cui ci sono anche dei soggetti particolari che vorrei fotografare, come lo squalo longimano (Carcharhinus longimanus), o come il dugongo. In questo viaggio farò delle immersioni con un sito di immersioni chiamato Dolphin House, dove dovremmo vedere tanti delfini.
Quindi sì, i prossimi scatti saranno lì.
Hai nominato diversi animali, ma ne esiste uno in particolare che è un po’ il tuo Moby Dick della fotografia? L’animale che il tuo sogno da fotografare?
Ce ne sono tantissimi. I miei soggetti preferiti sono gli squali e uno che non ho ancora incontrato è lo squalo martello. Forse nel Mar Rosso riuscirò a trovarlo, ma la vedo improbabile. Magari i prossimi viaggi li impronterò più su questo obiettivo: la ricerca dello squalo martello.
Allora aspetteremo la fotografia del tuo squalo martello! Ora concludiamo come sempre con un tuo messaggio per chi ci legge…
Essendo stato scoraggiato da chi pratica questo hobby, il mio consiglio per chi si vuole approcciare è di non credere che bisogna spendere un patrimonio per farlo. Ci sono tantissime alternative a prezzi bassi e con cui si ottengono grandi risultati. Consiglio di usare come prima macchina fotografica una usata. Poi man mano che si fa esperienza e si impara a padroneggiare bene questo tipo di fotografia, allora puoi iniziare a pensare ad una spesa maggiore per cercare un’attrezzatura migliore. Si può iniziare con una macchina come la mia o tante altre ugualmente buone. Per il resto, basta avere la passione, è questo ciò che ti porta avanti e che ti migliora sempre di più. Basta sempre che ci sia la passione.
Arrivati a questo punto auguriamo a Mario una buona fortuna e lo ringraziamo infinitamente per questa intervista.
Se invece vi siete persi la prima intervista della nuova rubrica “Click&Talk”, potete trovarla sul nostro sito!
Dalila Saleri








